Parco Regionale dell'Abbazia di Monteveglio
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Geomorfologia

"Da oltre quaranta anni io sono venuto visitando un piccolo colle del nostro territorio, (…), conosciutissimo per antichi fatti storici con il nome di Mons Belli volgarmente Monte Velio. Esso offre raccolto e ordinato un compendio della Geologia bolognese".

Le parole usate nel 1870 dal geologo bolognese Giuseppe Bianconi sono ancora una eccellente introduzione alla geologia di queste colline, che davvero si presentano come un manuale da sfogliare passeggiando per i sentieri del parco. La varietà di ambienti che si alternano in poco spazio è dovuta proprio ai repentini mutamenti del substrato geologico, dalle più erodibili rocce argillose, sulle quali si approfondiscono i calanchi, alle più tenaci marne, calcareniti e arenarie, che hanno dato origine a rilievi pronunciati e profonde vallecole.

Dal punto di vista naturale, tra le zone più pregiate del parco spiccano alcuni bacini calanchivi situati lungo i terreni argillosi che dal Samoggia raggiungono il Panaro: la vallecola del fosso San Teodoro, la testata del rio Ramato, l'affascinante anfiteatro di Pan Perso. In queste profonde incisioni affiorano le rocce più antiche dell'Appennino bolognese, che il geologo bolognese Bianconi, in uno studio del 1840, aveva descritto con grande efficacia: "Una superficie levigatissima, dolce, untuosa al tatto, lucente, ceroide e metalloide si presenta andando a seconda delle scaglie di cui è costantemente composta questa sorta di Argille (…) ed è questo carattere talmente proprio (…) che credemmo doverle chiamare provvisoriamente Argille scagliose…".

I calanchi del parco sono un luogo esemplare per l'osservazione di queste rocce, tuttora note con la denominazione "provvisoria" di Bianconi, che hanno una storia travagliata e affascinante, come si può intuire anche solo dall'osservazione. Esse si presentano, infatti, come un variopinto e disordinato miscuglio, evidentemente scompaginato rispetto alla giacitura originale. La stratificazione che un tempo le caratterizzava non è più riconoscibile e al suo posto compaiono discontinue strisce, dai toni grigi, bianchi, neri, viola, rossi, verdi, che disegnano forme bizzarre, piegate e ravvolte come lacci o nastri e a volte stirate in allineamenti multicolori, in cui sono inclusi blocchi più tenaci di calcari e arenarie.

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