Sugli antichi abitatori grotte e cavità naturali dei gessi hanno restituito preziose informazioni. L'esistenza di comunità dedite alla caccia e alla raccolta é documentata fin dal Paleolitico, e nuclei residenziali dell'età dei metalli sono stati individuati alla Croara, al Farneto e a Castel de' Britti.
Il successivo prevalere dell'economia agricola favorí la concentrazione degli abitati nella pianura e la zona conserva, ben celata, una delle piú interessanti realtà archeologiche della regione.
Dove il Quaderna incrocia la Via Emilia, infatti, appena fuori del parco, ai lati della strada consolare si estendeva la città romana di Claterna, una delle poche in regione a non avere avuto continuità abitativa dall'antichità ai nostri giorni.
Di origine quasi certamente etrusca, si sviluppó durante l'età repubblicana e soprattutto augustea, quando era circondata da una corona di ville suburbane; i bei pavimenti in mosaico rinvenuti durante gli scavi sono oggi conservati al Museo Civico di Bologna (tutta l'area é privata e l'accesso non é consentito).
Proprio a partire da Claterna il console Caio Flaminio, nel 187 a.C., aprì una strada, la "Flaminia Minor", che giungeva fino ad Arezzo, probabilmente utilizzando un percorso preromano. Vari ritrovamenti fanno ritenere che la via romana si dirigesse a Settefonti, seguendo un tracciato simile a quello dell'attuale strada per S. Pietro di Ozzano e Pieve del Pastino, e proseguisse poi lungo il crinale tra Idice e Sillaro. Nel medioevo esisteva ancora, ma aveva subito una deviazione a ovest, lambendo Ciagnano e Castel de' Britti.