A 14 anni lavorò presso un'officina meccanica che costruiva macchine utensili di alta precisione, era orgoglioso di questo lavoro. Ma nel 1940, con l'inizio della guerra, la vita si fece difficile, il cibo cominciò a mancare e fu razionato. Nella mente del giovane cominciò a formarsi una consapevolezza politica legata alla democrazia, al diritto al lavoro, all'impegno sociale e familiare.
La caduta del regime fascista nel luglio 1943 fu accolta come una festa, ma l'occupazione tedesca che seguì e la successiva rinascita fascista con la RSI, cancellarono le speranze, ed iniziò la lotta civile contro il regime e l'occupante straniero. Bruno aderì ad un gruppo d'azione segreto d'ispirazione comunista, entrò perciò convinto nella Resistenza. Scelse di impegnarsi combattendo per un domani migliore. Distribuì volantini ma poi passò ad azioni di boicottaggio della produzione bellica controllata dai tedeschi e in seguito entrò nella brigata partigiana Stella Rossa con l'appellativo di Boby…era maggio-giugno del 1944. Si sentì accolto con diffidenza forse, ritenne, a causa del suo orientamento politico e poco dopo, con altri compagni, passò a far parte della 62a Brigata Garibaldi, che fu molto attiva negli attacchi ma anche nella formazione politica per la riorganizzazione civile nel dopoguerra: lezioni sulla necessità di essere esempi di rettitudine ed onestà, sulla coscienza civile e politica, sui principi di libertà e uguaglianza.
Nel novembre del 1944 la zona di Monterenzio, dove la 62a Garibaldi operava, divenne insicura per l'arretramento del fronte ed i bombardamenti alleati; la brigata si sciolse in diversi gruppi che scelsero chi l'attraversamento del fronte, chi Bologna… Bruno rimase in zona ed attese l'arrivo dei soldati americani. Dovendosi tenere lontano dal fronte, passando per la Toscana pensò di tornare nella zona di Marzabotto, credendo fosse già stata liberata. Avvicinandosi al torrente Setta seppe che al di là i tedeschi occupavano ancora quelle colline mentre gli Alleati già avevano raggiunto Monzuno. In seguito Bruno e i compagni raggiunsero sotto Monte Venere i partigiani della brigata Stella Rossa scampati all'Eccidio e dopo si mise con altri al servizio dell'Esercito americano.
Le condizioni di vita migliorarono, dovevano controllare le retrovie del fronte e i movimenti dei reparti tedeschi. Sul finire del 1944 dovettero raggiungere il centro di raccolta di Firenze da dove furono trasferiti, stipati su camion militari americani, per essere impiegati ad aprire le strade spalando neve… lavoro umiliante per giovani che volevano ancora essere attivi nella lotta. Nottetempo scappò per raggiungere Monzuno. Ma anche da lì dovette allontanarsi verso monte Venere. Bruno si offrì per umili lavori presso gli americani ottenendo in cambio cibo. A metà aprile 1945 partì l'imponente offensiva alleata che portò alla liberazione di Monte Sole il 16 e di Bologna il 21 aprile. La guerra per Bruno ed i compagni partigiani era finalmente terminata…Ma non erano finiti i problemi.
Bruno non riuscì a trovare un lavoro proprio perché era stato partigiano e per giunta con "il fazzoletto rosso al collo". I partigiani avevano combattuto per riavere libertà e democrazia, molti erano morti e lui si sentiva umiliato. La sua casa era da ricostruire e si pativa la fame. Dopo tre anni trovò lavoro, non in paese dove lo conoscevano ma in piccole imprese edili che ricostruivano le case a Bologna. Fece il carpentiere per diversi anni, un lavoro stabile tardò ad arrivare proprio perché lui non si piegò mai ai ricatti ed alle richieste di rinnegare i suoi ideali politici. Giunse finalmente l'assunzione come operaio in cartiera. Dopo tanti anni di lavoro e di sacrifici, per Bruno si coronava un sogno.
Scheda elaborata da Gloriana Roveri - guida volontaria del Parco storico di Monte Sole-Ente Parchi Emilia-Orientale
Fonti
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