Parco Storico Regionale di Monte Sole
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Don Ferdinando Casagrande

Ferdinando Casagrande nasce a Castelfranco Emilia il 5 novembre 1914 da Augusto e Ghermandi Anna, quinto di sette fratelli. Compie gli studi elementari nel suo paese natio e fin da ragazzo dice di voler diventare sacerdote. A 12 anni entra nel seminario arcivescovile di Bologna dove si prepara con serietà e profitto al sacerdozio. Il 16 luglio 1938 viene ordinato sacerdote nella chiesa di San Martino di Bologna e pochi giorni dopo, il 5 agosto, raggiunge San Martino di Caprara come cappellano in aiuto all'arciprete; proprio a San Martino si svolgerà quasi tutta la sua vita sacerdotale.

"L'arrivo di don Ferdinando portò a San Martino una ventata di freschezza nelle comunità parrocchiali di Monte Sole: la sua giovane età, il suo carattere affabile, la sua sportività svegliarono e attrassero particolarmente i giovani. Don Ferdinando stava sempre con loro. Girava a cavallo, in bicicletta e soprattutto a piedi instancabilmente". (Zanini). "Si gettò con entusiasmo nel lavoro e ridiede vita ad una pastorale stanca. Familiarizzò subito con la gente, dimostrando talento educativo e uno stile di apostolato che infondeva gioia e simpatia". (Gherardi). Dopo pochi mesi deve seguire anche la parrocchia di Casaglia, a causa dei problemi di salute del parroco, e l'annesso l'oratorio di Cerpiano. Per poter meglio adempiere a tutti questi incarichi pastorali confida nell'aiuto della sua famiglia, che fa venire nella canonica della Quercia, dove dall'ottobre del 1942 pone la sua residenza.

Con il riassetto dei territori delle parrocchie gli viene assegnata l'appena costituita parrocchia di Gugliara-Gardelletta-La Quercia. Il suo ingresso solenne avviene il 30 aprile 1944, mentre in cielo si svolge una battaglia aerea fra inglesi e tedeschi: non è certo un buon presentimento. "Don Ferdinando segue una linea coerente con la sua missione, si sente pastore di tutti ed è ambasciatore di pace. Opera e piange per ognuno dei suoi figli. .. Corrispondono probabilmente al vero le voci che lo accreditano di una funzione di collegamento con i parroci del vicariato, con la popolazione e, all'occorrenza, anche con il Lupo, il comandante della "Stella rossa" (Gherardi).

Il piccolo borgo della Quercia si trova proprio accanto al viadotto della ferrovia direttissima Bologna-Firenze-Roma e attira continuamente attacchi aerei ma anche scontri tra tedeschi e forze di opposizione, per cui vivere a La Quercia diventa estremamente pericoloso. Il 22 settembre don Ferdinando decide quindi di rifugiarsi alle Calvane, un fondo della parrocchia lavorato dalla famiglia Luccarini, dove già da un mese si sono trasferiti i suoi genitori. Il 29 settembre Don Casagrande con tutta la famiglia deve fuggire precipitosamente dalle Calvane perché i soldati tedeschi hanno sferrato l'attacco a Monte Sole e salendo dal versante del fiume Setta incendiano tutte le case, Calvane compresa, e massacrano tutta la popolazione. Riesce a raggiungere un piccolo rifugio, scavato nella roccia, dietro il cimitero di San Martino su uno strapiombo sul versante del Reno, con l'ingresso nascosto dal folto del bosco. Rimane nel rifugio fino al 9 ottobre mentre tutt'intorno si susseguono uccisioni e distruzioni, senza avere nulla da mangiare. Esce solo di notte, quando i tedeschi restano nelle loro basi, per seppellire i tanti morti e cercare cibo, ma è ormai completamente stremato dalla gran fatica e soprattutto dalla fame. Il diario del padre di don Ferdinando ci dà l'esatta situazione di quei giorni:

"29/09/44 Fuga precipitosa da casa Calvane. I tedeschi incendiano tutte le case del versante del Setta Calvane compresa, quindi distruzione di quanto abbiamo, raccolti e bestiame compreso. Noi ci siamo rifugiati in rifugio dietro al cimitero di San Martino. 30/09/44 Continua l'incendio delle case. 1/10/44 Si uccidono uomini donne e bambini … Noi siamo salvi nel rifugio ma affamati. Restiamo nel rifugio tutti insieme fino al 9/10 cibandoci di tre pere e qualche castagna cruda. 9/10/44 Don Ferdinando e la Giulia sono usciti a andati al comando tedesco per vedere di avere un permesso di cambiare rifugio per non morire di fame. Non sono più tornati". 11/10/44 Ore 11 un colpo di cannone uccide sul colpo la Gabriella…… sortiamo dal rifugio… alle 18 una cannonata ci colpisce in pieno. Risultato: Nina, Lina e Nino morti io ferito alla mano e al piede destro ….".

Armando Monari (che lavora il fondo del Poggiolo) e Antonio Luccarini sono i primi, il 4 dicembre, a vedere i corpi abbracciati di Don Casagrande e della sorella Giulia lungo il sentiero alla Pozza Rossa, poco oltre San Martino. Quindi molto probabilmente Don Casagrande viene ucciso il 9 ottobre dopo essere uscito dal rifugio per recarsi al comando tedesco: muore a quasi trent'anni dopo aver dedicato sei anni e tre mesi del suo mandato sacerdotale alle comunità parrocchiali di Monte Sole. La sorella Giulia viene uccisa con cinque pallottole di mitraglia al petto mentre Don Ferdinando con un colpo di pistola che dalla nuca era uscito dalla fronte. Solo nel maggio del 1945 i corpi sono recuperati e sepolti accanto al cimitero di San Martino ridotto ad un cumulo di macerie, mentre nel maggio del 1946 le spoglie dei Casagrande ritornano nel paese di origine a Castelfranco Emilia. La famiglia perderà nell'eccidio ben sei componenti.

Scheda elaborata da Bruno Sidoli - guida volontaria del Parco storico di Monte Sole-Ente Parchi Emilia-Orientale

Fonti

  • L. Bergonzoni e C. Patelli, Preti nella tormenta, Bologna, ABES, 1946 e successive edizioni;
  • Angelo Carboni, Elia Comini e i confratelli martiri di Marzabotto, Bologna, Tip. Alfa-Beta 1988;
  • Luciano Gherardi, Le querce di Monte Sole. Vita e morte delle comunità martiri fra Setta e Reno 1898-1944, Introduzione di Giuseppe Dossetti, Bologna, Società editrice Il Mulino 1994;
  • Dario Zanini, Marzabotto e dintorni 1944, Bologna, Ponte Nuovo editrice 1996;
  • Alessandro Albertazzi, Tiziano Fuligni (a cura), «Signore per il trionfo del tuo regno per la salvezza delle anime», Don Ferdinando Casagrande, Pontecchio Marconi, R C Fotocomposizione, 1998;
  • Alessandro Albertazzi (a cura di), Il martirio e la gloria. Pellegrini per vivere e per ricordare, Bologna, Comitato Regionale per le Onoranze ai caduti di Marzabotto-Edizioni Digigraf, 2009;
  • Sito: www.storiaememoriadibologna.it

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