Angelo Bertuzzi, postino di Marzabotto, così lo ricorda: "Con la sua bicicletta percorreva chilometri e chilometri, sotto ogni intemperie, in aiuto dei confratelli sacerdoti, soprattutto anziani e malati." Tutti ricordano il suo grande zelo pastorale che si concretizza in una costante attenzione per i suoi parrocchiani. Dopo i bombardamenti su Bologna nel luglio del 1943 accoglie molti sfollati nella sua canonica e a fianco di essa viene scavato anche un rifugio. Ricorda un suo compagno di studi: "Era sempre in giro per cercare di liberare la gente in difficoltà, di risolvere i loro problemi. Non aveva paura." Il 27 novembre del 1943 c'è un devastante bombardamento alleato su Lama di Reno, nei pressi di Marzabotto, e don Fornasini è tra i primi ad accorrere: "Lo vedo col piccone in mano a lavorare con tanta forza come se avesse dovuto recuperare da quelle pietre sua madre … "(don Angelo Serra). Come "pastore" e "servo di tutti" è per la locale brigata partigiana Stella Rossa un "punto sicuro di riferimento". Affermava: "Io sono parroco di tutti, nessuno escluso".
La guerra continua e innumerevoli sono gli episodi in cui interviene in prima persona esponendosi sempre a grandi rischi. Il 29 settembre 1944 iniziano i giorni del massacro e della distruzione, don Fornasini corre in soccorso dei rastrellati e a seppellire le vittime ma viene fermato e, interrogato, deve andare a Bologna per farsi rilasciare dei documenti importanti per poter continuare la sua opera. Il 30 settembre, mentre è in viaggio, i tedeschi sterminano i suoi parrocchiani nelle case di Abelle, Colulle, Tagliadazza, Roncadelli e Fontana. Nei giorni successivi egli ne benedice le salme e scava anche lui le fosse per la sepoltura nel cimitero di Sperticano; si reca a Pioppe di Salvaro per raccogliere le vittime della strage della Botte, senza però riuscirvi.
L'8 ottobre 1944 il comando tedesco delle SS prende possesso della canonica di Sperticano. Il 12 ottobre il comandante organizza una festa e pretende che due ragazze della parrocchia vi partecipino. Don Giovanni non può opporsi, ma, pur non essendo stato invitato, le accompagna.
Rimane il mistero su quello che effettivamente sia successo quella notte. Si può supporre che fra i tedeschi e il sacerdote ci sia stato uno scontro verbale. A giorno fatto il capitano si presenta a cercare il pastore intimando di raggiungerlo a S. Martino. Don Giovanni si avvia, nonostante le suppliche della mamma di non andare, dichiarando di voler dare sepoltura alle vittime di quel borgo. Non ci sono testimonianze intorno a questo viaggio e a quanto accade al cimitero di S. Martino. La sera il sacerdote non è ancora rientrato. Quando la cognata chiede al capitano dove sia il Pastore, arriva la risposta: "Pastore Kaputt!". Così finisce, a soli 29 anni, la vita terrena di don Fornasini, ucciso forse perché considerato un testimone troppo scomodo e troppo coraggioso. Il 18 ottobre le SS, terminato lo sterminio, si ritirano dalla canonica di Sperticano.
La salma di don Fornasini individuata, intatta, pochi giorni dopo questi fatti, da una sopravvissuta, sarà ritrovata dopo la guerra dal fratello Luigi, nell' aprile 1945, con il capo staccato dal corpo. Viene prima sepolto nel cimitero di Sperticano poi, nel primo anniversario della morte, traslato nella chiesa di Sperticano, per volere espresso del Cardinale di Bologna, perché restasse in mezzo al suo popolo. Era stato soprannominato: "l'Angelo di Marzabotto". Don Fornasini sarà decorato con la Medaglia d'oro al Valor Militare.
Appena prima di morire il postino Angelo Bertuzzi riuscì ad inaugurare presso il cimitero di San Martino, il 25 aprile del 1978, il monumento dedicato a Don Fornasini e agli altri sacerdoti morti nella strage.
Scheda elaborata da Bruno Sidoli - guida volontaria del Parco storico di Monte Sole-Ente Parchi Emilia-Orientale
Fonti
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