Nel 1942 viene ordinato sacerdote. Opera prima a Monzuno, poi a San Nicolò della Gugliara, ma, in seguito ad un nuovo riassetto dei confini delle parrocchie, nel maggio 1944 rinuncia a San Nicolò e ottiene la parrocchia di San Martino di Caprara. Contemporaneamente però ricopre anche l'incarico di economo spirituale della parrocchia di Casaglia, vacante per la morte del parroco.
Don Ubaldo prende possesso della parrocchia proprio nel momento più critico per la storia di Monte Sole: l'occupazione tedesca, la Brigata partigiana Stella Rossa, l'avanzamento delle truppe alleate. La sua parrocchia si trova al centro del territorio d'azione della brigata partigiana, per cui i contatti tra i partigiani e don Marchioni sono frequenti, spesse volte i partigiani si invitano a cena nella canonica di San Martino, del resto i partigiani sono suoi figli "da aiutare, proteggere, sostenere", ai quali però non risparmia severe critiche e motivi di dissenso sui metodi delle loro azioni.
Tutto ciò è risaputo anche dalle autorità fasciste locali e dai tedeschi che addirittura chiamano Don Ubaldo " il grande partigiano". Questa delicata situazione preoccupa il parroco tanto che ne parla anche con il cardinale arcivescovo, il quale lo consiglia di andare via da San Martino e di unirsi agli altri parroci sfollati, ma Don Ubaldo risponde: "(….) Non posso venire via, se resta la mia gente, io debbo restare con loro. Ho appena preso possesso."
Il 29 settembre del 1944 si scatena sul territorio di Monte Sole la furia nazista. L'intera zona viene circondata dalle truppe tedesche e sottoposta ad un meticoloso rastrellamento con l'eliminazione nei modi più violenti e crudeli di tutta la popolazione trovata in quei giorni. Don Ubaldo appena si rende conto della drammatica situazione, dopo aver invitato i familiari e gli sfollati a San Martino a ricevere i santi sacramenti, decide di raggiungere Casaglia per consumare le ostie consacrate. In quel giorno inoltre ricorre la festa di San Michele Arcangelo e dovrebbe dunque recarsi anche a celebrare la santa messa all'oratorio di Cerpiano, dedicato appunto agli Angeli Custodi, dove c'è la maestra Antonietta Benni che l'aspetta con tutti i bambini della scuola materna. Parte quindi da San Martino ma quando raggiunge la Chiesa di Santa Maria di Casaglia la trova piena di gente nella speranza che la sacralità del luogo possa proteggerla dalla furia tedesca. Sono circa un centinaio, donne, vecchi e bambini e Don Ubaldo si ferma a pregare con loro. Verso le nove arrivano i soldati e, nonostante i tentativi di mediazione di Don Ubaldo, costringono tutti ad avviarsi verso il cimitero accompagnati dal sacerdote stesso, non prima però di aver ucciso in chiesa una giovane donna paralitica che non si è alzata per uscire e altre persone che si sono nascoste nel campanile. Don Ubaldo, fatto uscire inizialmente con tutte le persone, viene poi riportato in chiesa dove è ucciso sulla predella dell'altare; il suo corpo viene poi dallo alle fiamme così come la chiesa. A 26 anni si chiude così la vita di Don Marchioni, solo per pochi mesi parroco di San Martino. Tutte le altre persone sono condotte al cimitero dove tra raffiche di mitra e bombe a mano vengono massacrate; pochissimi riescono a salvarsi coperti dai cadaveri di parenti o conoscenti.
Nessuno ha assistito direttamente alla morte di Don Marchioni, le testimonianze riguardano il ritrovamento del suo corpo, dopo la guerra, disteso davanti all'altare e con segni del fuoco sul corpo e sulla veste talare. Un parroco della zona, don Dario Zanini, racconta che "Nel 1980, quando ripulimmo la chiesa dalle macerie, ritrovammo i segni di quel fuoco (…) Contemporaneamente viene ritrovata una lastra di rame, che ricopriva la porticina del tabernacolo e la pisside che si trovava all'interno, schiacciata e contorta (…) Da un foro riscontrato nella lastra di rame e da una rientranza visibile nella coppa della pisside mi è parso di interpretare che una delle pallottole indirizzate a Don Marchioni abbia trafitto il tabernacolo andando a colpire la pisside."
Il corpo di Don Ubaldo viene seppellito nella fossa comune di Casaglia e i suoi resti sono traslati nel 1961 nel Sacrario dei Caduti di Marzabotto nella lapide n° 510. Il giorno seguente alla sua morte anche sua madre e sua sorella Marta, di soli 14 anni, vengono uccise e poi date alle fiamme a San Martino.
Nel 1988 nella chiesa parrocchiale di Marzabotto si è aperto il processo diocesano di canonizzazione.
Scheda elaborata da Bruno Sidoli – guida volontaria del Parco storico di Monte Sole-Ente Parchi Emilia-Orientale
Fonti:
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