Francesco Pirini era nato il 30 agosto del 1927 alle Murazze, piccola località nel versante est del comune di Marzabotto. La sua famiglia era composta da due nuclei familiari, quello di suo zio Filippo che aveva 6 figli e quello di suo padre Olindo. Francesco aveva due sorelle, Lidia e Marta. Il 18 maggio del 1944 il padre di Francesco restò ucciso a Vado in un bombardamento degli Alleati. Per sfuggire al rischio dei bombardamenti , frequenti nel fondovalle del Setta, nell'estate del '44 Francesco, con tutta la famiglia, si traferì a Cerpiano.
Il 29 settembre 1944, di primo mattino, la mamma mandò Francesco, che all'epoca aveva 17 anni, a fare l'erba per i conigli, prima dell'arrivo della pioggia; al ritorno, vedendo case bruciare in fondo alla valle e temendo un rastrellamento tedesco, Francesco si rifugiò nel bosco con alcuni partigiani. Restò però nelle vicinanze per poter vedere quello che succedeva all'arrivo dei soldati tedeschi a Cerpiano. Così dovette assistere alla strage compiuta nell'oratorio: radunate dentro alla chiesina tutte le persone, i soldati lanciarono bombe a mano all'interno e uccisero poi le persone sopravvissute.
Francesco, capito che sua madre e gli altri suoi parenti erano stati uccisi nell'oratorio, nella notte, con lo zio Carlo, scappò nell'altro versante della valle del Setta. Dopo qualche giorno si imbatté in una pattuglia di militari statunitensi che dopo averlo interrogato e compreso che non aveva più familiari, lo affidarono alla famiglia Nannetti, contadini del luogo, ben lieti di tenerlo. Per sette mesi restò così ospite della famiglia che lo aveva accolto, coltivando la speranza che qualcuno della sua famiglia fosse sopravvissuto. Dopo la liberazione della zona, avvenuta il 16 aprile 1945, Francesco tornò nella sua casa alle Murazze e lì venne avvertito da un conoscente, Guido Veggetti, che la sorella Lidia si era salvata. Sceso con lui a Bologna incontrò la sorella e lo zio Filippo e con loro tornò a casa. Riparò la casa danneggiata dalla guerra, si sposò e, superato un concorso, venne assunto in Ferrovia ed assegnato alla stazione di Vado.
Con l'istituzione del Parco storico di Monte Sole scelse, pur con molta fatica e piangendo le prime volte, di raccontare la sua esperienza e le stragi avvenute nel settembre 1944, attività di testimonianza che ha continuato a svolgere per molti anni, finché l'età e le forze glielo hanno permesso.
Inizialmente non aveva perdonato ai Tedeschi quanto subito dalla sua famiglia, ricevendo per questo il rimprovero della suora Antonietta Benni. Il suo percorso verso il perdono iniziò proprio con l'accompagnare i ragazzi nelle visite ai luoghi della strage. Raccontava che trovandosi di fronte tanti giovani delle scuole non se la sentiva di portare avanti una logica dell'odio, non gli sembrava assolutamente educativa, anche perché aveva compreso che l'odio non portava da nessuna parte. Così è maturata la sua convinzione del perdono.
Quando venne intervistato da un giornalista di un canale televisivo tedesco, che dopo avergli comunicato di aver rintracciato il caporale Albert Mayer, responsabile della strage di Cerpiano, nella quale Francesco aveva perduto 14 membri della sua famiglia, gli chiese cosa avrebbe fatto se lo avesse incontrato, Francesco rispose che lo avrebbe perdonato. Perdono che confermò per tutti i responsabili tedeschi dell'eccidio di Monte Sole nel 2006, quando fu chiamato a testimoniare, presso il Tribunale militare di La Spezia, al processo nei confronti di 17 Ufficiali e Sottufficiali delle SS appartenuti al 16° Reparto Esplorante della 16^ Panzergrenadierdivision Reichsfȕhrer SS.
Francesco ha vissuto sempre nella sua casa alle Murazze; dal dicembre 2022 vive per sempre nel cuore di tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerlo.
Scheda elaborata da Umberto Pampolini guida volontaria del Parco storico di Monte Sole-Ente Parchi Emilia-Orientale
Fonti
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