Lavorò come operaio metallurgico. Prestò servizio militare nei carristi, in Libia, nell' Africa settentrionale. Nel 1942, durante la Seconda Guerra Mondiale, lì fu fatto prigioniero dagli inglesi: riuscì a fuggire e a rientrare nelle linee italiane dopo tre giorni di marcia nel deserto.
Nell'estate 1943 venne rimpatriato perché ferito in combattimento. L'8 settembre 1943 si trovava a Roma e prese parte ai combattimenti contro i tedeschi a Porta San Paolo. Dopo la fuga del re e la dissoluzione dell'esercito si convinse che il popolo avrebbe dovuto combattere una guerra di liberazione sia contro i tedeschi occupanti sia contro la rinata dittatura fascista.
Rientrato a Vado (Bologna), dove abitava a Ca' dei Veneziani, si incontrò con alcuni amici e propose loro di costituire una banda armata e di iniziare la guerriglia contro nazisti e fascisti. In diversi aderirono alla sua proposta e, nel novembre 1943, nella Canonica della Chiesa parrocchiale, alla presenza del parroco don Eolo Cattani, fu fondata la brigata partigiana "Stella Rossa". Mario ne divenne il comandante e assunse il nome di battaglia "Lupo".
Da subito la Stella Rossa entrò in contatto con il CLN (Comitato di Liberazione Nazionale, che riuniva i rappresentanti dei principali partiti democratici sopravvissuti clandestinamente al fascismo e guidava la Resistenza) di Bologna tramite Leonildo Tarozzi, uno dei fondatori. Fu comunque una brigata autonoma dai partiti, anche se il suo comandante era nato in una famiglia socialista.
La brigata poté contare su una larga maggioranza di partigiani reclutati nei comuni di Monzuno, Marzabotto e Grizzana e, per questo motivo, ebbe quasi sempre l'appoggio della popolazione locale. Col tempo, ebbe anche l' apporto di uomini provenienti da altri luoghi.
Si stabilì sull'altopiano di Monte Sole, operò soprattutto lungo le Valli del Setta e del Reno e divenne una spina nel fianco per l'esercito tedesco. I trasporti stradali e ferroviari tra Bologna, Firenze e Pistoia venivano messi continuamente sotto attacco; blocchi stradali, scontri armati, atti di sabotaggio, distruzione di automezzi e di vagoni ferroviari, assalti alle caserme fasciste e alle postazioni tedesche furono alcune delle azioni messe in atto dai partigiani. I tedeschi mettevano in atto rastrellamenti, razzie di bestiame, deportazioni di uomini, uccisioni.
Per cercare di non mettere in pericolo la propria organizzazione e la popolazione, la brigata si spostava da Monte Sole per brevi periodi per poi farvi ritorno. Proprio la tendenza di "Lupo" a voler sempre ritornare su Monte Sole fu motivo di critiche da parte di alcuni partigiani. Tra questi Sugano Melchiorri. Melchiorri riteneva, inoltre, che la guerriglia doveva essere parte di un processo politico per la trasformazione dell'Italia mentre "Lupo" propendeva per una tipologia di guerriglia prettamente militare. Quando il conflitto tra i due divenne insanabile, mentre la formazione si trovava a Monte Ombraro (Zocca- Modena), alla fine di giugno 1944, Melchiorri abbandonò la brigata con un centinaio di uomini.
Mario Musolesi oltre ai tradimenti, dovette sopportare attentati da parte di spie e arresti di familiari. Gli erano riconosciuti grande coraggio e grandi qualità militari, la conoscenza della tecnica della guerriglia e il suo saperla applicare ma anche una leadership gestita in maniera verticistica. Ebbe rapporti difficili col C.U.M.E.R. al quale contestava il diritto di inviare i commissari politici in brigata, che pure accettò instaurando anche rapporti di stima e collaborazione. Pensava, infatti, che la politica avrebbe contrapposto i suoi uomini in un momento in cui era necessario combattere uniti per far finire al più presto la guerra.
Non si stancava di ripetere: "La politica la faremo dopo. Oggi c'é da combattere".
Il 28 maggio 1944 la Stella Rossa subì un fortissimo attacco da parte delle truppe tedesche appoggiate dall' artiglieria.
La battaglia si protrasse per molte ore ma i partigiani ebbero la meglio avendo potuto contare sulle armi ricevute dagli Alleati, attraverso alcuni aviolanci, nel mese di aprile.
Dopo la liberazione di Firenze, nell'estate '44, l'altopiano di Monte Sole si trasformò in prima linea, in seguito all' offensiva alleata.
Per i tedeschi erano assolutamente necessari il controllo della zona e la sicurezza dei trasporti.
Ma l'altopiano era presidiato dai partigiani della Stella Rossa.
La mattina del 29 settembre 1944 la 16a Divisione SS, comandata dal maggiore Walter Reder, e alcuni reparti della Wehrmacht, misero in atto un piano accuratamente predisposto e accerchiarono alla base l'area di Monte Sole. Poi lo risalirono da più parti e, guidati in taluni casi da fascisti del luogo, cominciarono ad attuare, sistematicamente, il massacro della popolazione civile.
Gli eccidi si protrassero fino al 5 ottobre 1944 e le vittime furono soprattutto donne, vecchi e bambini.
Tra le vittime Mario Musolesi sorpreso la mattina del 29 settembre a Cadotto, nel versante sud dell'altopiano di Monte Sole: fu ucciso mentre cercava di superare l'accerchiamento nemico.
Aveva 30 anni.
Il suo corpo, ritrovato dopo la fine della guerra, é sepolto nel Monumento Ossario ai Caduti Partigiani della Certosa di Bologna.
Gli é stata conferita la medaglia d'oro alla memoria.
(Scheda elaborata da Maurizia Nannetti, guida volontaria del Parco Storico Regionale di Monte Sole - Ente Parchi Emilia orientale)
Fonti
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