Nacque a Castellina in Chianti ( Siena ) nel 1922.
A poco più di un anno e fino ai dieci anni i genitori lo affidarono al nonno Luigi e alla zia Maria che abitavano a Monzuno, in provincia di Bologna. Mario amava il nonno perché era vitale, energico, sapeva cavalcare ed era un grande affabulatore: riusciva a incantare familiari e conoscenti con il racconto in dialetto di storie fantastiche, avventure stravaganti, antichi ricordi.
A Monzuno Mario frequentò le scuole elementari ma, pur dotato di un'intelligenza vivace,in classe restava silenzioso. I momenti di spensieratezza erano per lui quelli che trascorreva con il suo amico Elio afare scorribande nei boschi. Un giorno, tornando da scuola, scoprì nella Chiesa Parrocchiale un decoratore intento ariempire l'intonaco bianco con volute e angeli e, da allora, disegnare divenne una necessità per lui.
Durante il periodo delle vacanze estive Mario si trasferiva presso la casa di altri parenti a Belpoggio, ai piedi di Monte Venere. Erano mesi magici a contatto con la natura.
Tutto questo finì quando Mario, alla fine dell'estate del 1932, fece ritorno dai genitori e dai fratelli a Grosseto.
Alle scuole medie ebbe un insegnante di disegno che intuì le sue capacità espressive.Il padre gli regalò la sua prima cassetta di colori e lo incoraggiò. Disegnare e dipingere gli piaceva, lo interessava, gli riusciva. Con gli anni Mario frequentò artisti locali e partecipò a esposizioni.
Poi purtroppo, nel 1940, i suoi primi passi nel mondo dell'arte figurativa vennero interrotti dalla dichiarazione di guerra alla Francia da parte del governo italiano guidato da Mussolini.Presumibilmente nella primavera del 1942 Mario dovette partire per il servizio militare:raggiungeva i luoghi assegnati portando con sé i suoi amati libri d'arte.
Nel periodo in cui prestava servizio a Bologna riuscì ad iscriversi all'Accademia e a frequentarla quando poteva.
L' 8 settembre 1943, il giorno dell'armistizio, Mario si trovava a Roma: dopo il caos e il conseguente sbandamento dell'esercito decise di far ritorno in famiglia. Raggiunse quindi Monzuno, dove i suoi genitori si erano rifugiati per sfuggire ai bombardamenti che colpivano Grosseto. A Monzuno trascorse alcuni mesi coltivando la sua passione per l'arte e seguendol'evolversi della situazione politica. In un minuscolo negozio di merceria del paese cominciò a sentire storie di partigiani perché la proprietaria era la cugina di "Lupo", il capo della brigata "Stella Rossa". Mario ascoltava, si informava e, all'inizio dell'estate '44, quando gli arrivò la cartolina di richiamo alle armi, decise di entrare nella brigata.
I mesi trascorsi come partigiano furono molto duri, terminarono nell'autunno '44 dopo glieccidi di Monte Sole. Dopo l'uccisione di "Lupo", il 29 settembre '44, Mario ed altri compagni decisero di andare incontro all' esercito americano. Scesero da Monte Sole, attraversarono il torrente Setta e risalirono lungo il versante di Monzuno. Affrontarono sette giorni di nebbia, pioggia, freddo, paura, cannonate, errori neltrovare la giusta direzione, scontri con soldati tedeschi senza avere armi sufficienti per difendersi prima di incontrare, finalmente, un gruppo di soldati Americani.
Finita la guerra Mario ed altri giovani attivarono la delegazione comunale di Monzuno, come chiedevano le truppe alleate: si impegnarono in attività di sostegno alla popolazionecome, per esempio, l' assistenza alle famiglie più bisognose, l' emanazione di norme comunali per evitare l'aumento dei prezzi e l' organizzazione del ritorno di tutte le famiglie che erano state portate nei centri profughi.
Mario pensava che fosse necessario trasferire definitivamente il Comune da Vado, nel fondovalle del Setta, dove era stato spostato durante gli anni del fascismo, a Monzuno perché riteneva che solo così il paese avrebbe avuto una possibilità di sviluppo. Così, con l'aiuto di alcuni compagni, mise in atto l'azione conseguente per far diventare realtà questo pensiero: recuperare e trasportare a Monzuno registri, documenti e tutto quello che era possibile trovare nella sede comunale di Vado distrutta dai bombardamenti. Un' impresa temeraria, un colpo di mano che provocò tensioni, discussioni, momenti critici.Solo dopo mesi fu firmato il decreto che approvava la collocazione della sede comunale a Monzuno.
Lavorò per il Comune fino alla metà del 1946 poi decise di cominciare una nuova vita.Si trasferì a Bologna, riprese gli studi. Si sposò con Renata.
Coltivò tenacemente la sua passione per l'arte e partecipò a mostre collettive sullaResistenza. Alla metà degli anni '50 aderì alla corrente artistica dell' arte informale. Diventò insegnante al Liceo Artistico e all' Accademia di Bologna.
Negli anni del boom economico realizzò le Macchine, opere che gli consentirono di esplorare lo spazio. Poi produsse i Giochi del malessere ispirati dall'avvento della tecnologia, fonte di progresso ma, secondo lui, fonte di disagio perché avanzava più velocemente del ritmo biologico dell'uomo. Poi di nuovo pittura. E scultura. Nel 1984 fu invitato alla biennale di Venezia e propose colonne e parallelepipedi colorati che svettavano verso l'alto nonostante le lacerazioni dell'anima.
Nel 2014 partecipò ad un progetto dedicato a Monte Sole: "Domani viene da ieri", di cui danno conto un volume e "Alla ricerca del tempo futuro", la mostra che seguì.
Studio, ricerca, libertà dai vincoli tecnici, fantasia, mistero, inquietudine, sono alcuni degli "ingredienti" che hanno dato forma al suo ricco percorso creativo.
Nella vita di tutti i giorni Mario era una persona gentile, dotata di un "garbo antico". E' morto nel 2019.
Scheda elaborata da Maurizia Nannetti, guida volontaria del Parco Storico di Monte Sole-EnteParchi Emilia Orientale
Fonti